Scene della Passione

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Autore: Bottega di Giulio Cesare Bedeschini

Titolo: Cristo nell’orto degli Ulivi, la Cattura di Cristo, Cristo davanti ad Erode, la Flagellazione di Cristo, l’Incoronazione di spine, l’Ecce Homo, la Caduta durante la salita al Calvario.

Data: Prima metà del XVII

Collocazione: Parete sinistra del coro

Stato di conservazione: Buono

Tecnica e materia: olio su tela

Descrizione

Sulla parete sinistra del coro, esattamente di fronte alla Crocifissione di Aert Mytens, si trovano esposte sette tele, ciascuna di dimensioni medie, raffiguranti scene della Passione, attribuibili, sia per via stilistica sia documentaria, alla bottega di Giulio Cesare Bedeschini, pittore fondamentale nella prima metà del Seicento aquilano.

Attualmente in buone condizioni di conservazione, le tele sono tutte collocate entro una medesima cornice in stucco di forma rettangolare analoga a quella che ospita il gigante Calvario. Questa sistemazione, essendo la cornice particolarmente ampia per le sette tele, desta oggi perplessità; ci si chiede infatti se fosse questa o meno la posizione originariamente pensata per ospitare questi episodi, che pure sembrano per soggetto collocarsi in modo calzante nell’area presbiteriale, fungendo da completamento alla tela del fiammingo. Si ipotizza, dunque, che potessero esser stati pensati come eventuale predella alla Crocifissione, per una disposizione sul retro dell’altare di fine Cinquecento realizzato da Orazio Valla.

Il piccolo ciclo comincia con il Cristo nell’orto degli Ulivi, raffigurato nell’atto di pregare su un rialzo roccioso, con l’angelo che già gli offre i simboli della Passione (la croce ed il calice) e gli apostoli addormentati in primo piano, in basso. Si prosegue con la Cattura, scena per sua stessa natura più agitata e violenta, segue poi il Cristo davanti ad Erode, la Flagellazione, l’Incoronazione di spine e l’Ecce Homo, quest’ultima con una composizione ben più affollata e densa di personaggi rispetto alla tela, sempre del Bedeschini, sull’altare della Cappella del Nome di Gesù. A conclusione si trova la Caduta durante la salita al Calvario e perciò pare più che verosimile che la commissione sia stata pensata proprio per dare un contesto ed un preambolo all’episodio finale della Crocifissione, che non troppi decenni prima Rinaldo Fiammingo doveva aver dipinto per l’esclusiva visione dei monaci.

Tutti giocati su toni piuttosto scuri e di conseguenza sulla messa in evidenza di frammenti per mezzo della luce, le tele si presentano tutto sommato di buona qualità, anche se vi si notano episodi di maggior pregio, specialmente nella composizione, indizio appunto di un lavoro di bottega, con maestranze non di abilità necessariamente equivalenti. Le opere si presentano perfettamente in linea con la pittura riformata del Bedeschini, di eredità plausibilmente fiorentina e da avvicinare al Cigoli; la ricerca del patetismo si pone infatti in linea con la richiesta controriformistica di muovere il fedele a compassione e pietà. Va preso in considerazione, però, anche il peso che il soggiorno aquilano del Mytens deve aver avuto sui pittori locali ed anche su questa bottega, a maggior ragione considerando, come già detto, che le tele si affiancavano ed andavano lette proprio in relazione al capolavoro del pittore fiammingo.

Bibliografia di riferimento

Angelo Leosini, Monumenti storici artistici della città di Aquila e i suoi contorni colle notizie de’ pittori architetti ed altri artefici che vi fiorirono, Francesco Perchiazzi Editore, Aquila 1848, p. 215.

Angelo Signorini, L’archeologo nell’Abruzzo ulteriore secondo ovvero Prospetto storico intorno i monumenti antichi e moderni, le vicende civili e religiose, le scienze le lettere e le arti belle della provincia e città di Aquila, Tipografia Grossi, Aquila 1848, pp. 220-221.

Teodoro Bonanni, La guida storica della città dell’Aquila e dei suoi contorni, Stabilimento tipografico Grossi, Aquila 1874, p. 53.

Vincenzo Bindi (1883), Dizionario degli artisti abruzzesi, REA Edizioni, L’Aquila 2010, pp. 42-43 e 93.

Matilde Oddo Bonafede, Guida della città dell’Aquila, Tipografia Aternina, L’Aquila 1888, p. 133.

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Michele Maccherini, La pittura all’Aquila alla fine del Cinquecento e la formazione di Giulio Cesare Bedeschini in Il restauro della Crocifissione di Santa Maria delle Grazie a Calascio e la pittura all’Aquila tra ‘500 e ‘600, L’Una, L’Aquila 2015, pp. 95-106.

Marco Vaccaro, Considerazioni sull’attività di Aert Mijtens in Abruzzo e sulla formazione dei fratelli Bedeschini in Ricerche sull’arte a Napoli in età moderna. Saggi e documenti, Fondazione De Vito, 2015, pp. 74-78.

Maurizio D’Antonio e Michele Maccherini, La basilica di San Bernardino all’Aquila e i suoi tesori d’arte, CARSA, Pescara 2020, p. 32.