San Bernardino

L’affresco con la rappresentazione dei Funerali di san Bernardino che decora la cappella Bufalini nella basilica di Santa Maria in Aracoeli a Roma. La cappella conserva il ciclo di affreschi con Storie di san Bernardino da Siena realizzati dal Pinturicchio tra il 1484 e il 1486.

La vita di San Bernardino

 

Infanzia e giovinezza

San Bernardino nacque l’8 settembre 1380, festa della natività di Maria, a Massa Marittima (provincia di Grosseto) in una famiglia aristocratica. Il padre fu il senese Arbetollo degli Albizzeschi, governatore di Massa Marittima, mentre la madre Nera Avveduti. La scelta del nome Bernardino fu motivata dalla devozione dei genitori verso San Bernardo di Chiaravalle, abate benedettino, grande mistico cistercense devoto alla Madonna.

L’infanzia del Santo fu segnata dal lutto. All’età di 3 anni perse la madre e tre anni dopo, anche il padre. Venne preso in casa dalla zia materna Diana, che morì quando Bernardino era undicenne. Il Santo venne, dunque, accolto a Siena dallo zio paterno Cristoforo e dalla moglie Pia. Fu educato con amore e nella fede dalle zie Tobia, terziaria francescana, e Bartolomea, terziaria agostiniana. Frequentò la scuola e, quindi, il corso superiore di Diritto canonico.

Come narra l’agiografia, gli anni della fanciullezza sono caratterizzati da piccoli grandi episodi di precoce santità. Un giorno, mentre sta giocando con alcuni compagni, colpì con uno schiaffo un adulto che usava espressioni indecenti e atteggiamenti osceni nei loro riguardi. La stima maturata fra i compagni fu tale che la sua solo presenza era motivo di insegnamento, crescita umana e testimonianza cristiana. A Siena, costellata di chiese e edicole dedicate a Maria, opere d’arte religiosa espressione della fede di artisti e committenti, Bernardino maturò una spiccata devozione mariana che contrassegnerà tutta la sua vita. Narra ancora l’agiografia che, un giorno, il Santo disse alla zia Tobia di essersi fidanzato con la fanciulla più bella non soltanto di Siena, ma di tutto il mondo. La zia, preoccupata, decise di seguirlo di nascosto e, con sua meraviglia, lo trovò fuori Porta Camollia, inginocchiato a pregare davanti a un’immagine mariana.

La fede e la devozione di Bernardino si coniugarono presto con profondi gesti di carità verso i poveri del suo tempo. A 18 anni entrò nella Confraternita dei Disciplinati dell’Ospedale di Santa Maria della Scala e nel 1400, per sette mesi, durante una terribile pestilenza, offrì assistenza agli appestati ricoverati presso lo stesso Ospedale. Quasi al termine dell’emergenza, anche Bernardino si ammalò e per quattro mesi fu costretto a letto, accudito dalla zia Tobia. Guarì dalla peste, ma rimase solo a causa della morte di alcuni parenti e dal rifiuto di altri che non avevano condiviso la sua opera di soccorso.

 

La scelta e la vita francescana

Come epilogo di una giovinezza segnata dalla sofferenza, dalla fede e dalla carità, offerta e ricevuta, crebbe nel Santo un forte desiderio di dedicare la sua vita al Signore. Il digiuno, la preghiera e la vita eremitica non riuscirono a rispondere adeguatamente alla sua sete di Dio, fin quando lesse e approfondì la Regola francescana. Si appassionò di San Francesco d’Assisi, ne studiò la vita, le opere, la spiritualità, scoprendo nel francescanesimo ciò che cercava da tempo. Narra la tradizione che, in questo periodo di ricerca, un giorno Bernardino ebbe una visione: in un palazzo in fiamme, un frate grida: «Francesco, Francesco, Francesco». Bernardino si convinse che il Poverello d’Assisi era la via sicura per la propria vita e i propri ideali. Il 31 agosto 1402 donò tutti i suoi beni ai poveri e l’8 settembre successivo, giorno del suo ventiduesimo compleanno, vestì l’abito nell’Ordine dei Frati Minori. Due mesi dopo, iniziò il noviziato nel convento del Colombaio, denominato Deserto, sul monte Amiata. L’8 settembre 1403 Bernardino emise la professione religiosa e l’8 settembre 1404 fu ordinato sacerdote. Nel giorno della professione religiosa, intuendo la grandezza spirituale di Bernardino, un frate, il Beato Giovanni Ristori, affermò profeticamente: «è da grande tempo che il nostro Ordine non ha un uomo simile a questo che oggi si è unito a noi. Egli adunerà grande messe nei granai del Signore e sarà decoro e ornamento dell’Ordine che riceverà da lui grande incremento».

L’Ordine Francescano stava vivendo un tempo di profonda instabilità a motivo di varie interpretazioni della Regola scritta da San Francesco ed approvata da Onorio III. Vi erano correnti rigoriste e meno rigoristi che non andavano d’accordo. Cominciarono così diversi tentativi di riforma. Bernardino aderì a quella chiamata Osservanza, la cui linea fu dettata da frate Paoluccio Trinci di Foligno. Dell’Osservanza, Bernardino fu maestro, propagatore e superiore prima col titolo di Vicario di Toscana e dopo con quello di Vicario dell’Osservanza. Diffuse il ramo dell’Osservanza tanto vastamente da renderlo maggioritario nell’Ordine Francescano, rimanendo, comunque, legato alla componente che si chiamerà “conventuale” evitando così ogni possibile lotta e facendo crescere la collaborazione.

Avendo ricevuto dal Ministro Generale dell’Ordine, il permesso di diffondere l’Osservanza, bernardino si impegnò attivamente promuoverne la spiritualità. Furono numerosi i giovani che, ascoltando le sue prediche, scelsero di vestire l’abito francescano e lì dove si recava, ove possibile fondò nuovi conventi.

 

L’intensa attività della predicazione

Bernardino sviluppò un frenetico ministero di predicatore itinerante, toccando numerose città e villaggi, iniziando dalla Toscana, per passare poi all’Italia settentrionale, come Ferrara, Mantova, Padova, Genova, Milano, Tortona, Alessandria, Casale Monferrato, Asti, Pavia, Monza, Bergamo, Cremona, Piacenza, Brescia, zone del lago di Garda, Venezia, Verona, Feltre, Bologna, Perugia. La sua fama si diffuse ovunque. Bernardino arrivò anche in Svizzera, dove ancora oggi sorge un paese chiamato San Bernardino, in ricordo del santo senese. Predicò nelle grandi città e nei piccoli paesi, nelle chiese e nelle piazze, dai pulpiti o da sostegni improvvisati. Era dotato di una voce potente e suadente, che venne meno soltanto una volta a causa di una malattia alla gola. In quell’occasione, costretto al silenzio ormai da alcuni mesi, Bernardino invocò con fede Maria e guarì.

Era numerosa la gente accorreva per ascoltare il santo, che parlava in modo chiaro e semplice, immediato e diritto al cuore. Con fine intuito pedagogico, era consapevole che la gente che lo ascoltava voleva l’essenziale, perché avrebbe ricordato due delle dieci cose sentite, quattro delle dieci sentite e viste, sei delle dieci sentite, viste e fatte. Il Suo stile espositivo era ricco di immagini, ironie, osservazioni argute, episodi concreti e conclusioni originali. In un’epoca di discordie fra città e famiglie potenti, guerre, lotte e violenze politiche, sopraffazioni, ma anche eresie e ribellioni alla Chiesa, la predicazione di Bernardino era sferzante e metteva l’uditorio di fronte alle proprie responsabilità personali e collettive.

La predicazione del santo aveva l’effetto immediato di rappacificare i cuori e riconciliare le fazioni rivali. In ogni città dove si recava riusciva a fondare chiese, conventi, monasteri e confraternite, a mettere al bando giochi d’azzardo e a fare grandi falò di immagini indecenti e oggetti di futile vanità.

Gli studiosi hanno fatto una sintesi organica sui contenuti della predicazione di San Bernardino, suddividendola in nove grandi tematiche con risvolti religiosi e sociali che denotano un’attualità insuperata: la famiglia, con la denuncia della debolezza dei genitori sull’educazione umana, morale e religiosa dei figli; lo studio, ritenuto «gradito a Dio», necessario alla formazione della persona; il primato della Parola evangelica nella vita di ogni persona, perché essa è come il correre del sangue che garantisce la salute del corpo; la pacificazione nei cuori e fra le persone, perché lotte violente e divisioni hanno effetti deleteri nella vita di ogni comunità e nella vita spirituale; l’onestà, perché ogni tipo di frode, imbroglio, corruzione e usura ledono la dignità delle persone e sono un attentato alla carità cristiana e alla convivenza sociale; i governanti, chiamati al buon governo della città, non all’inettitudine e al tornaconto personale; la giustizia, virtù indispensabile, perché è meglio vivere senza pane che senza giustizia; la pace, che deve vincere la brama di guerra e di potere; la moda femminile sregolata, che può sfociare nell’immoralità e nel disinteresse dei valori più alti.

Bernardino era sensibile alle problematiche della società del suo tempo, desiderava ardentemente annunciare la bella notizia evangelica e orientare i cuori delle persone alla verità e alla pace. Tale era il suo spirito e la sua credibilità da renderlo promotore anche di riforme cittadine. Le città di Siena e di Perugia costruirono nuovi statuti cittadini a partire dal contenuto delle sue predicazioni.

 

A L’Aquila

Gli storici sono concordi che san Bernardino si recò a L’Aquila almeno tre volte: nel 1433, nel 1438 e nel 1444, quando morì.

Di questi soggiorni aquilani, due sono gli eventi di particolare importanza: la predica del Santo di fronte la basilica di Collemaggio e l’ultima sua predica detta del sangue.

La data del primo evento è dubbia, ma probabilmente si tratta del 15 agosto 1438. Dopo 12 giorni di predicazione a Collemaggio, in occasione della festa dell’Assunzione di Maria in Cielo, mentre San Bernardino paragonava la Madonna alla stella, tutti videro verso mezzogiorno una stella fulgidissima sul capo del Santo. Tra i testimoni oculari dell’evento straordinario ricordiamo il beato Bernardino da Fossa.

Ma l’evento di maggiore interesse per la sua unicità e eccezionalità, che rivela l’amore profondo di San Bernardino per l’umanità, è la predica del sangue, l’ultima sua predica, fatta dopo la morte. Il Santo, Apostolo della Pace, conosciuto, come già sottolineato, per la sua capacità di scaldare e riconciliare i cuori della gente, fu chiamato dal vescovo… per mediare e incoraggiare la rappacificazione di alcune famiglie aquilane rivali, che, in un lungo e duro conflitto, stavano mietendo numerose vittime. Il Santo, terminata una predicazione quaresimale a Massa Marittima, nonostante fosse malato e fisicamente debole, decise di accogliere l’invito del vescovo e senza indugio iniziò l’ultimo suo viaggio. Partì all’alba del 29 aprile 1444 con quattro compagni e si diresse verso l’Isola Maggiore del lago Trasimeno. Dall’isola del Trasimeno si recò a Perugia nel convento di Monteripido e proseguì per Assisi, Foligno, Spoleto, Terni, Piediluco Rieti, Città Ducale e Antrodoco. Ovunque incontrava gente devota che l’accoglieva con venerazione.

Quasi vicino alla meta, però, le condizioni di salute del Santo si aggravarono e i compagni si videro costretti a trasportarlo in barella fino alla città de L’Aquila dove giunse tra il 17 e il 18 maggio. San Bernardino non poté predicare e fu ospitato nel convento di San Francesco dove morì verso le 6 del pomeriggio di mercoledì 20 maggio 1444, vigilia dell’Ascensione. Aveva 63 anni.

I compagni di Bernardino pensarono di riportare il corpo a Siena, ma il popolo aquilano prevenne ogni concreta idea a riguardo ed esposero in chiesa il venerato corpo che subito attirò la devozione della gente. San Giovanni da Capestrano, mise a guardia della salma alcuni frati del convento di San Giuliano, per evitare che venisse rubata.

Come accennato, la città era in grande tensione politica a causa di lotte tra famiglie nemiche e proprio in quei giorni era scoppiata una aperta ribellione soffocata brutalmente dalle autorità cittadine. Si era arrivati a condannare a morte alcuni rivoltosi. Fu in questa situazione che Bernardino offrì al popolo aquilano l’ultima sua predica, una predica di pace e di sangue. Raccontano i testimoni che dalle narici del corpo del Santo cominciò a fluire sangue, sangue fino al punto di riempire la bara e bagnare la chiesa tanto esso era abbondante. Si riconobbe presto la singolarità del fatto e la notizia del miracolo si sparse subito per la città. La gente accorse stupita e sconvolta ad ascoltare quella ultima predica che, con la voce del sangue, chiedeva pace al popolo. E vi fu pace. I condannati a morte non furono uccisi e le famiglie rivali si convertirono e si riconciliarono tra loro.

Significativo è che in una delle sue prediche Bernardino aveva esclamato: “Darei una libbra di sangue perché si faccia pace!”.

La morte non spense il ricordo del frate senese. Giovanni da Capestrano divenne propagatore della santità di Bernardino, ne chiese la beatificazione e, insieme a Giacomo della Marca avviò i lavori di costruzione della Basilica per custodire e venerare il corpo del Santo apostolo della pace.

P. Giacinto Marinangeli ofm, Basilica di San Bernardino all’Aquila, L’Aquila 1980

Tavoletta di legno con il monogramma bernardiniano conservata nel convento di San Giuliano , secolo XVI.