Crocifissione di Cristo

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CAPPELLA MARIMPIETRO

Autore: Scuola di Pompeo Cesura

Titolo: Crocifissione di Cristo

Data: Post 1556

Collocazione: Cappella Marimpietro / Cappella della Madonna delle Grazie

Stato di conservazione: Modesto

Tecnica e materia: Olio su tela

Descrizione

La Crocifissione di Cristo, le cui modeste condizioni di conservazione sono provate dalla visibile rete di craquelure, mostra uno scenario drammatico e cupo contro il quale si staglia il corpo consunto del Messia. La scena è compressa, a popolare la quinta rocciosa sono figure robuste e generiche dipinte non senza problemi prospettici e proporzionali: dal margine destro inferiore spuntano due compiaciuti soldati romani che mal si legano all’intera rappresentazione, sopra di loro – ma in lontananza – vi sono due uomini anziani, uno di loro andrebbe identificato come Nicodemo in virtù della scala che reca con sé e che servirà a deporre il Cristo dalla croce, del tutto anonime sono le due figurine ancor più in alto; corpulenti sono anche i due personaggi sulla sinistra, l’uomo dalla ricca veste rossa potrebbe essere Giuseppe d’Arimatea, proprietario del sepolcro che accoglierà le spoglie di Gesù. Anche gli angeli che appaiono in cielo ai lati del Crocifisso mostrano quella muscolarità che caratterizza i personaggi sopracitati. La fredda gamma cromatica delle vesti cerca di restituire effetti cangianti, ma nel dipinto a prevalere è il tono fosco diradato all’orizzonte dalla fievole luce pomeridiana, il pittore fissa sulla tela il passo dei vangeli che voleva l’oscurità scendere sulla Terra a seguito della morte del Cristo.

Tema a parte è quello relativo alla rappresentazione del Crocifisso: la struttura anatomica è marcata ed accurata, emaciato e patetico il volto, dalla corona di spine – come dal taglio nel costato, dalle mani e dai piedi forati – sgorga il sangue, col sopraggiungere del martirio il capo del Redentore si illumina di una circoscritta aura dorata. L’abbondante perizoma è risolto con larghe pieghe terminanti in un grande ricciolo che si libra nell’aria, questo è avvicinabile alle soluzioni adottate da Pompeo Cesura (prima metà del XVI secolo-1571), ma ciò non basta a dissipare le riserve sull’artefice della tela, l’espansione dei corpi e i problemi di costruzione scenografica sono infatti ben distanti dall’elegante qualità del maestro aquilano. Neanche l’ideazione della figura più riuscita, il Crocifisso, può essere ricondotta all’ambito cesuresco, dal momento che non è originale ma puntualmente desunta da un’incisione di Giuseppe Porta (1510-1563) pubblicata per la prima volta nel 1556, o dalla successiva copia rielaborata da Nicolas Béatrizet (1507-1565), due esemplari di queste sono rispettivamente conservate al Metropolitan Museum di New York e al British Museum di Londra. Va però segnalato come Giuseppe fosse detto il Salviati poiché allievo del ben noto pittore della temperie manierista Francesco Salviati (1510-1563), attivo a Roma e lì studiato proprio da Pompeo, per questo non si può escludere che la bottega dell’aquilano realizzò questa tela servendosi di un’incisione proveniente dall’Urbe. Ad avvalorare l’ipotesi che si tratti di un lavoro di bottega è anche la replica conservata nella chiesa di Santa Chiara all’Aquila.

Bibliografia di riferimento

Michele Maccherini, Pompeo Cesura, in L’arte aquilana del Rinascimento, a cura di Michele Maccherini, L’Una Editore, L’Aquila 2010, pp. 193-201

Mattia Biffis, Porta, Giuseppe, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 85, 2016

Michele D’Antonio e Michele Maccherini, La basilica di San Bernardino all’Aquila e i suoi tesori d’arte, Carsa Edizioni, Pescara 2020, p. 56

 

Sitografia di riferimento

Giuseppe Porta (detto Giuseppe Salviati), Crocifissione: https://www.metmuseum.org/art/collection/search/366852

Nicolas Béatrizet (da Giuseppe Salviati), Crocifissione: https://www.britishmuseum.org/collection/object/P_1869-0410-2142

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