I miracoli di sant’Antonio di Padova

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Cappella de Rosa

Autore: Pompeo Cesura ( L’Aquila 30/35-1571 Roma)

Titolo: I miracoli di sant’Antonio di Padova

Data: metà anni ‘60 del 500

Collocazione: Cappella de Rosa

Stato di conservazione: Discreto

Tecnica e materia: olio su tela

Descrizione

L’opera, in discreto stato di conservazione, fu realizzata da Pompeo Cesura per la cappella De Rosa intorno alla metà degli anni Sessanta del Cinquecento e raffigura due storie miracolose attribuite al santo: in primo piano il bambino che riconosce il padre allontanando il sospetto di adulterio dalla madre posta nel gruppo di matrone a sinistra, sullo sfondo quello della mula che dopo essere stata lasciata a digiuno per giorni ignora il cibo e si inginocchia davanti all’ostia benedetta.

Nella figura del bambino il Cesura propone un’innovazione iconografica del racconto poiché lo raffigura in un’età avanzata per poter correre verso il padre con le proprie gambe, discostandosi dalla tradizione che voleva il bambino ancora in fasce.

Come già aveva fatto con l’Adorazione Dei Pastori per la cappella Ciampella, il Cesura dà prova di sé in una composizione articolata e gremita ma allo stesso tempo equilibrata  donando personalità ed espressione a ciascun personaggio testimone dei due eventi miracolosi.

La figura del santo, nucleo centrale della composizione, è  sbilanciato verso sinistra, separa il gruppo delle donne caratterizzate da braccia possenti e volti idealizzati da quello degli uomini barbuti e curiosi, tra i quali alcuni di origine saracena, i volti sono illuminati da una luce calda che contrasta con le zone d’ombra date dal cielo grigio.

L’ambientazione è campestre, l’organizzazione spaziale è stratificata, sulla destra un gruppo di pastori inerpicati su un boschetto che assistono al miracolo poco incuriositi mentre i loro animali si cibano d’erba.

Cesura mette in opera gli stimoli ricevuti a Roma, ispirandosi al plasticismo e all’opulenza dei corpi e dei panneggi di Daniele da Volterra, di Taddeo Zuccari, ma citando anche Raffaello, e l’opera che quest’ultimo realizzò per la vicina chiesa di san Silvestro, la Visitazione, da cui il Cesura sembra riprendere i volti della Vergine e della Santa Elisabetta per riproporli su quelli delle sue figure.

Nel 1488 per tale ambiente furono commissionati a Saturnino Gatti un tabernacolo, una Madonna con Bambino e la decorazione ad affresco ma non si hanno riscontri certi dell’eventuale realizzazione di questi lavori, mentre restano tutt’oggi visibili due capitelli posti all’entrata della primitiva cappella attribuibili alla bottega di Silvestro dell’Aquila, risalenti alla fine del XV secolo.

Bibliografia di riferimento

Alessandro Angelini, Pompeo Cesura tra Roma e l’Aquila, in «Prospettiva » 98-99, aprile luglio 2000, pp.109-110

Angelo Leosini, Monumenti storici artistici della città di Aquila e suoi contorni : colle notizie de’ pittori, scultori, architetti ed artefici che vi fiorirono, Perchiazzi editore, Aquila, p.200

Ferdinando Bologna,, Roviale spagnolo e la pittura napoletana del Cinquecento, Edizioni scientifiche italiane, Napoli, 1959, p. 97

Luigi Rivera, Raffaello e varie memorie attinenti all’Abruzzo e a Roma, in “Bullettino della Regia Deputazione di Storia Patria”, XI-XIII, 1920-1922, p. 58

Maria Rosa Pizzoni, Gli aggiornamenti romani di Pompeo Cesura, in M. Corso, A. Ulisse (a cura di), L’Autunno della maniera, studi sulla pittura del tardo Cinquecento a Roma, Officina libraria, Milano, 2018, pp.43-44.

Mario Chini, Documenti relativi ai pittori che operarono in Aquila fra il 1450 e il 1550 circa, A. Forni, Sala Bolognese, 1979, p.54

Maurizio D’Antonio e Michele Maccherini, La basilica di San Bernardino all’Aquila e i suoi tesori d’arte, Carsa edizioni, Pescara, 2020, p.62

Michele Maccherini, Pompeo Cesura, in M. Maccherini (a cura di), L’Arte aquilana del rinascimento, L’Una, L’Aquila, 2010, pp. 195-199

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